giovedì 27 dicembre 2012

Noi che .... Renzi


Noi  che abbiamo immaginato il cambiamento della politica con la nascita del Partito Democratico.

Noi che abbiamo contribuito in questi anni a dar vita ad un messaggio di rinnovamento nei modi, nei contenuti e nei programmi.

Noi che abbiamo dagli inizi sostenuto la candidatura di Matteo Renzi e che abbiamo contribuito ad elaborarne il programma.

Noi che abbiamo fatto crescere i comitati per Renzi perché abbiamo sempre creduto che la politica non si fa solo nei partiti, che abbiamo voluto allargare la partecipazione per dare spazio alle tante persone anche non iscritte a partiti che, sostenendo la candidatura di Matteo Renzi, hanno contribuito al successo delle primarie del centrosinistra.

Noi che siamo convinti che gli eletti siano al servizio dei cittadini e non il contrario e che gli amministratori siano un valore aggiunto da usare non da umiliare.

Chiediamo a tutti i candidati alle primarie del parlamento che si sono riconosciuti nella proposta di rinnovamento e riformismo autentico rappresentato da Matteo Renzi, di dichiarare pubblicamente che saranno i promotori e i sostenitori di tutte le battaglie rappresentate dall'agenda Renzi e che si adopereranno da subito per concepire modi nuovi di relazione coi cittadini: attraverso forme di comunicazione trasparenti e "bidirezionali".

Su queste basi chiediamo a tutti i cittadini elettori delle primarie del centrosinistra che hanno riconosciuto in Matteo Renzi la forza del cambiamento, di sostenere e votare quei candidati che quell'agenda sosterranno. 

In Provincia di Torino vi chiediamo di sostenere Silvia Fregolent e Stefano Lepri

Torino, 27 dicembre 2012,
Rete Comitati Renzi Torino e Officine Democratiche Torino

martedì 4 dicembre 2012

Noi continueremo

Noi continueremo perchè abbiamo intrapreso un cammino assieme per cambiare l'Italia.

Perchè ho incontrato dei compagni di viaggio fantastici, onesti e coraggiosi.

Perchè le idee e il progetto di Matteo Renzi erano già dentro di noi.

Perchè nulla è ormai come prima.

Perchè i corsari non si arrendono alla prima difficoltà.

Perchè non possiamo tradire i nostri figli.

Perchè non si può fermare il vento con le mani.

Fausto Sorino

sabato 1 dicembre 2012

Io non mi sento Italiano


E' il titolo di una canzone di Giorgio Gaber che mi sono ritrovata ad ascoltare oggi. E la trovo molto appropriata a questa giornata preballottaggio, purtroppo. 

Mi scusi Presidente se arrivo all'impudenza 
di dire che non sento alcuna appartenenza.
E tranne Garibaldi e altri eroi gloriosi
non vedo alcun motivo per essere orgogliosi. 
Mi scusi Presidente ma ho in mente il fanatismo
delle camicie nere al tempo del fascismo. 
Da cui un bel giorno nacque questa democrazia 
che a farle i complimenti ci vuole fantasia. 

Già, ce ne vuole proprio tanta di fantasia a definirsi democratici mentre si nega la regola fondamentale di una democrazia: il diritto al voto. Ma siamo in Italia, il Paese in cui tutto è democraticamente possibile. Il Paese con un grado di evasione fiscale e di corruzione pazzeschi, ma ovviamente siamo tutte persone assolutamente per bene. Non vi sembra un pò in contrasto sta cosa? A me si, parecchio, ma la spiegazione è semplice: siamo evasori e corrotti a nostra insaputa. Si, oggi sono acida e sarcastica ma non si può, davvero non si può continuare a raccontarci queste cazzate ridendoci sopra - più o meno amaramente - come se fossero barzellette mentre in realtà rappresentano l'attuale situazione del nostro Paese e il nostro presente... situazione insostenibile ed inaccettabile come il grado di precarietà e di disoccupazione sempre più crescenti. 

Sono cresciuta in un periodo storico in cui la mia generazione - forte delle battaglie e dalle vittorie sostenute dalla generazione precedente - è cresciuta un pò bambocciona con i diritti serviti su un piatto d'argento e pensando alla politica come ad un pianeta lontano e distante che non c'entra nulla con noi. E intanto che le nostre uniche preoccupazioni erano la classifica di campionato la domenica e di chi è stato nominato nella casa del grande fratello in settimana, i piatti d'argento sono esauritii e sarebbe il nostro turno di scendere in piazza ma non ne siamo capaci. Continuiamo a dire quanto la politica sia distante da noi mentre gli diamo la colpa per la situazione in cui oggi ci troviamo. Quindi dopotutto non è poi così distante da noi, visto che ci condiziona, no? Dobbiamo cambiare l'attuale classe politica che ci ha portati a quel paese disastrato che siamo oggi ma dobbiamo anche imparare a cambiare noi diventando cittadini attivi e interessarci di più alla vita politica del nostro paese visto che le decisioni che ne derivano condizionano le vite di tutti noi. 

Dobbiamo imparare a scrivere la nostra storia, e non a vivere quella che gli altri hanno scritto per noi.

- Voto Matteo Renzi perchè la sua figura ha reso capaci alcuni di noi a scendere in piazza, non solo perchè l'Italia ha vinto i mondiali. 

- Voto Matteo Renzi perchè ha fatto comprendere l'importanza di essere cittadini attivi.

- Voto Matteo Renzi perchè non posso lamentarmi dell'attuale classe politica e poi continuare a votarla. 

- Voto Matteo Renzi perchè non finalmente non si vota il meno peggio.

- Voto Matteo Renzi perchè la sua storia politica la sto vivendo direttamente e non mi sono fatta raccontare i 
suoi primi 30 anni da mio padre.

- Voto Matteo Renzi perchè ha dato quella carica di entusiasmo nel credere che il cambiamento sia possibile, insegnandoci però che bisogna non solo volerlo ma anche attivarsi per ottenerlo.

- Voto Matteo Renzi per evitare di riconsegnare il Paese alla destra. Già, perchè un governo con Vendola e Casini insieme vuol dire sprecare il tempo a risolvere i loro perenni battibecchi invece di concentrarsi a risolvere gli innumerevoli problemi del Paese, finchè uno dei due farà cadere il governo.

Certo, questo bischero dovrebbe poi dimostrare di essere bravo anche alla prova dei fatti e non solo viaggiando in camper. Lo voto anche per questo.

Comunque sosterrò chiunque vinca queste primarie perchè è corretto che sia così. Dopodichè ci sono alcune riflessioni che dovrò fare su di me, ma non ora.

Ringrazio gli amici di TorinoPerRenzi con cui ho iniziato l'avventura di queste primarie e gli amici di Adesso! Tocca a noi con cui ho formato il comitato a Nichelino. 

Daniela Taibbi

Domani ci sentiremo migliori se …


Il sogno di cambiare questo Paese fa parte di me fin da quando ero piccolo. Per la prima volta da quaranta anni vedo la possibilità di esaudirlo. Non è più un sogno, è il progetto di migliaia di centinaia di persone che insieme hanno deciso di non vivere di rimpianti, di smetterla di guardarsi i capelli che stanno diventando bianchi ogni giorno allo specchio, di affidarsi alla sorte, ma di recuperare tutte le forze che ogni giorno, e sempre con più difficoltà, mettono nel loro lavoro, nella loro famiglia al servizio del Paese.

Tutto questo è cresciuto incredibilmente, l’entusiasmo si è diffuso in maniera contagiosa. La Torino che amo e che non si è mai rassegnata al declino domani, contro le regole, contro le urla, contro le minacce chiederà di cambiare. Ne sono certo.

Troppe persone in questi ultimi tre giorni mi hanno detto che andranno a votare, troppe. Molte hanno scoperto solo questa settimana che si votava. Sì perché ormai è venuta così meno la fiducia anche nei messi di informazione, oltre che nella politica, per cui fino al dibattito su Rai 1 in tanti non sapevano che c’erano le primarie.

Incredibile? Normalissimo. Alle elezioni politiche del 2008 votarono per il centrosinistra circa 13.600.000 persone, domenica scorsa alle primarie solo 3.100.000. Mancano oltre 10.000.000 di elettori. Purtroppo solo 128.000 di questi hanno mandato la richiesta di partecipare al secondo turno. Altro che elettori del centrodestra, siamo certi che non porteremo a votare alle primarie del centrosinistra tutti i suoi elettori. Peccato.

E questo centrosinistra deve recuperarne di elettori. Deve recuperare la fiducia dei suoi cittadini. Deve vivere di più in mezzo alle persone e meno nelle sezioni dei partiti.

Tutti i volontari che si sono impegnati, molti neanche iscritti ai partiti della coalizione sono stati splendidi. Tutti loro lo saranno anche domani. Indipendentemente per chi voteranno.

Domani sarà una festa. 

Domani ci sentiremo migliori se non manderemo a casa nessuno.

Domani ci sentiremo migliori se riconosceremo l’avversario  

Domani ci sentiremo migliori se guardandoci negli occhi avremo capito autenticamente che il lavoro vero  inizia da lunedì.

Davide Ricca

sabato 13 ottobre 2012

Civismo vs Cinismo


Analisi semiscientifica di un questionario semiscientifico. Bersani, Renzi o Vendola?


1. Crediti

Per prima cosa dobbiamo ringraziare tutti coloro che si sono prestati con freschezza e simpatia a questa iniziativa. Torinoperenzi ha voluto, diciamolo, anche un po’ provocatoriamente lanciare, alla Festa Democratica di Torino, il giorno dopo l’avvio della Campagna Elettorale di Matteo Renzi per le primarie del centrosinistra ed in concomitanza con la presenza di Walter Veltroni, un questionario per verificare quale dei tre principali candidati Bersani, Renzi o Vendola godesse delle maggiori simpatie dei presenti.

Poi dobbiamo ringraziare Gigi Brossa e Paola Parmentola che hanno avuto l’idea di farlo il questionario e di proporlo alla Festa.

Molti hanno risposto, più di 70 persone, altri magari non avranno trovato il nostro banchetto (grazie Segretaria Bragantini per averci concesso lo spazio e grazie ai nostri vicini per averci sopportato con simpatia e birra). Uno sicuramente non ha voluto rispondere, ma possiamo anche capire il perché. Presentava un romanzo e si vede che non era alla festa del PD per fare politica.

Diciamoci anche che ci aspettavamo molta più gente, credevamo che il nostro ex segretario, già candidato alla premiership, colui che ha spinto il partito su percentuali mai più viste, portasse alla Festa molte più persone, molti più militanti. Vabbè!

Dalle 19 alle 23 circa. Abbiamo avuto modo per 4 ore di chiacchierare e confrontarci, nel rispetto e “a viso aperto”.


2. Il questionario.

Il questionario intitolato: “Bersani, Renzi o Vendola?” propone 4 domande che costringono chi lo compila a scegliere in una scala numerata da 0 a 9 tra due affermazioni. Alla fine la somma dei punteggi ottenuti ti consegna come risultato la maggiore o minore possibilità di sostenere uno dei tre contendenti.

Ecco le 4 domande (con relative risposte):

1) Che atteggiamento tenere rispetto alle tradizioni politiche di provenienza?

Ognuno conservi la propria 0…..1…..2..…3.….4…..5.….6…..7…..8…..9 Le vecchie posizioni sono superate

2) Come dovrà porsi il prossimo governo di centrosinistra di fronte alle riforme progettate dall'attuale governo Monti?

Discontinuità 0…..1…..2..…3.….4…..5.….6…..7…..8…..9 Continuità

3) Che tipo di partito od alleanza ritieni necessaria a sostenere la prossima maggioranza di centrosinistra?

Il Pd si allei solo con Vendola 0…..1…..2..…3.….4…..5.….6…..7…..8…..9 Il Pd si allei con Casini

4) Sui temi della riforma del lavoro a chi sei più vicino?

Fassina 0…..1…..2..…3.….4…..5.….6…..7…..8…..9 Ichino

Questionario scientifico? Non lo crediamo per certo. Attendibile? Proviamo ad analizzare i risultati e scopriamolo insieme, così che ciascuno possa farsi la sua idea.

I questionari validi sono stati 71, il 19% di coloro che li hanno compilati non si riconosce nel risultato ottenuto (vi era la possibilità di indicare questa opzione). Analizzando solo i loro questionari, però, si può curiosamente notare che i loro risultati si spalmano proporzionalmente nella stessa misura sui tre candidati: 33,3% ciascuno. Quindi non hanno inciso o fanno “sballare” il risultato complessivo.

Sommando i punteggi ottenuti il questionario proponeva i seguenti risultati

“Se hai totalizzato meno di 14 punti è più probabile che sosterrai Vendola

Se hai totalizzato da 11 a 25 punti è più probabile che sosterrai Bersani

Se hai totalizzato da 22 a 36 punti è più probabile che sosterrai Renzi”


3. L’analisi

Si venivano a costituire in questo modo non 3 ma ben 5 possibilità, che nel raggruppare i dati abbiamo considerato secondo 5 fasce di punteggio: 1) tra 0-10; 2) tra 11-14; 3) tra 15-21; 4) tra 22-25 e 5) tra 26-36; semplificabili rispettivamente in 1) molto probabilmente sosterrai Vendola, 2) sceglierai tra Vendola e Bersani, 3) molto probabilmente sosterrai Bersani, 4) sceglierai tra Bersani e Renzi, 5) molto probabilmente sosterrai Renzi

Primi appunti: “non avete sondato Tabacci!”; “non avete inserito una domanda sui temi sensibili di carattere etico!”; “non avete chiesto se la persona andrà a votare alle primarie”! Tutto vero. Quindi tenetene d’acconto nella lettura dei risultati, ma è anche vero che non abbiamo chiesto “Chi voterai?”, ma abbiamo individuato 4 aree che, a nostro avviso, costituiscono le cifre principali su cui si giocherà la campagna delle primarie e che, sempre a nostro avviso, orienteranno nelle intenzioni di voto chi andrà a votare alle primarie.


4. I risultati considerando tutti i questionari.

Ecco quindi, i risultati sulla totalità dei partecipanti divisi in ordine rispetto alle 5 ipotesi sopra descritte e poi raggruppati per step successivi. Primo risultato:

1 Vendola 12,7%

2 tra Vendola e Bersani 14,1%

3 Bersani 23,9%

4 tra Bersani e Renzi 9,9%

5 Renzi 39,4%

Ed è evidente che qui torinoperenzi incomincia, ad un’analisi distratta, “ad andare in brodo di giuggiole”, ma c’è un ma, anzi ce ne sono più di uno di “ma”.

Leggiamo i dati con attenzione, sempre consapevoli tuttavia che, seppure alla festa del PD (di cui Renzi fa parte non dimentichiamolo), non ci trovavamo proprio a “giocare in casa”.

Ecco il primo ma. Proviamo a raggruppare i dati dividendo in tre fasce relative al bacino potenziale di elettori dei tre candidati, dove evidentemente “lo spazio Bersani” comprende la fascia 2-3-4 e la somma non puo’ far 100%

Vendola 26,8%
Bersani 47,9%

Renzi 49,3%

E noi renziani ancora a cantar vittoria, ma ecco il secondo ma: e se le primarie fossero a due turni e se Vendola non si candidasse e se Tabacci rosicchiasse? Proviamo quindi a proseguire con una successiva aggregazione che ci porta a considerare solo il segretario PD e il sindaco di Fiirenze. Ecco cosa succede:

Bersani 50,7%

Renzi 49,3%


5. I risultati senza i questionari dei renziani

Ancora soddisfatti. Sì, in parte sì. Però, però. Anzi “ma”, il terzo ma. Qualcuno potrebbe pensare che “abbiamo fatto i furbi”. Hanno “taroccato” i dati. Allora stamattina rivedendo uno per uno i questionari, sono andato a vedere e, ebbene sì! No non abbiamo taroccato i dati, ma i questionari di chi fa parte di torinoperenzi erano e sono riconoscibili. Qualcuno correttamente non ha fatto il questionario (ieri eravamo tantini, bene bene), qualcuno meno diligente e più militante l’ha compilato. Ed è essendo pur vero che anche noi andremo a votare alle primarie (eccome se ci andremo) e anche vero che per avere dei risultati attendibili è meglio togliere le “nostre risposte”.

E così abbiamo fatto. Tolti i renziani. Ricalcolati i risultati. Sempre secondo il procedimento precedentemente adottato: primo step, 5 fasce; secondo stepi, i tre bacini potenziali; terzo step,confronto Bersani-Renzi.

A voi le tabelle. La prima

1 Vendola 14,5%

2 tra Vendola e Bersani 16,1%

3 Bersani 27,5%

4 tra Bersani e Renzi 11,3%

5 Renzi 30,6%

Guarda guarda! Matteo se la gioca, e sì se la gioca anche così. Turno unico? (magari)

La seconda. (bacino potenziale, ricordate che non puo’ far 100%)

Vendola 30,6%

Bersani 54,8%

Renzi 41,9%

Ahi ahi! E qui risulta evidente che alla festa del PD i bersaniani sono potenzialmente maggioranza. Anche se non passa inosservato il risultato e le simpatie che vanno verso il candidato di SeL che proprio iscritto al PD non è.

Ed infine.

Bersani 64,3%

Renzi 35,7%

Eccolo qua il dato secco.

Sapete che vi dico: “Cari amici di torinoperenzi ora smetto di scrivere e voi di leggere, ricominciamo a fare i circoli. La campagna elettorale è in salita, ma se ci rivolgiamo agli elettori e non ai partiti, se ci rivolgiamo ai delusi del centrodestra, se convinciamo le persone che Grillo non è la strada. Se lo facciamo ADESSO! Forse più di qualche chance ce l’abbiamo, sempre se i dati sono giusti” :-)


sabato 9 giugno 2012

Il migliore candidato o forse no: forse … dipende da noi

Adesso tocca a noi “democratici di mezzo” decidere cosa fare, senza aspettare che sia qualcun altro a farlo per noi. Persi in questi anni in molti rivoli, fiumi e rigagnoli, giusto per non chiamarle “correnti” o “componenti” come i robot dei nostri cartoni animati d’infanzia. Riavvicinati di nuovo dalla nostra vecchia passione per la democrazia diretta, per l’ambizione di prediligere il bene del Paese a quello del partito.

Riavvicinati dall’idea che si debba chiedere direttamente al cittadino da chi vuole essere governato e che le ritualità della prima repubblica, così bene interpretate nella seconda, siano molto lontani dal nostro modo d’essere.

Riavvicinati dal referendum voluto da un professore sardo e cocciuto e firmato per primo da un professore bolognese che non ha più bisogno di dimostrare niente, ma che non si stanca di essere in prima linea e di richiamarci a tenere la barra dritta.

Sempre inquieti e testardi come l’asinello che ha visto un giorno insieme gran parte di noi. Il giorno che decidemmo di decidere e che alle idee affiancammo un’organizzazione: il nostro modello organizzativo, fatto di iscritti, di associazioni, di passione e anche di congressi. Capita infatti che quando l’uomo si organizza in una comunità, questa venga pervasa dagli stessi pregi e dagli stessi difetti di quella fantastica invenzione che è appunto l’uomo stesso.

Chi ci guida lo sappiamo, i nostri riferimenti li conosciamo, il legame con il territorio e la nostra capacità organizzativa, che spesso ci ha spaventato e di cui siamo tutt’oggi incerti, l’abbiamo dimostrata con il referendum. Nessuno pensi che il numero di quelle firme, la loro validità formale siano un miracolo. Quel numero e quella regolarità sono frutto di impegno, passione e ragione di chi ha coordinato il tutto e di chi si è lasciato coordinare.

Ora tocca anche e di nuovo a noi. I democratici della diaspora del ritorno, i ragazzi del referendum elettorale, le nuove amiche e i nuovi amici. Non serve un 2.0. Serve un nuovo inizio, con un nuovo lessico, con nuove parole, con nuove e vecchie persone. Se non sarà un battesimo, quanto meno serve una confermazione, ma serve un nome, una casa, una direzione.

Ci hanno dato le primarie, certo aspettiamo di vedere le regole. Noi vorremmo che ci fossero tutti. La coalizione è il perimetro. Le primarie sono il luogo della scelta della coalizione, del premier, del programma. Le successive approssimazioni non fanno parte del nostro modo politico. Ecco il primo bivio. Accettiamo che non venga richiesto a tutta la futura coalizione di governo di partecipare al momento fondativo della medesima? Come ha detto Bersani “solo i democratici e i progressisti lo farebbero” e i cosiddetti moderati no, così da avere mano libera di fronte ai loro elettori e all’Italia? E tra i democratici e progressisti accettiamo che non ci sia posto per tutti? Accettiamo delle pregiudiziali? No non è da noi. Ma soprattutto non serve al paese che vi siano pregiudiziali nel campo di chi si dichiara democratico e con questa dichiarazione nominativa si candida a governare il Paese.

Ma tant’è. Se le accettiamo. Se alla fine diciamo sì. Potremmo noi dire no. Noi che abbiamo fatto della costruzione del partito democratico, delle primarie come mito fondativo, della partecipazione diretta il nostro modo politico.

Insomma se ci saremo e ci saremo. Come vi partecipiamo? Chi sarà il nostro candidato? Chi sarà il candidato dei ……………. (i puntini servono perché non vi è ancora risposta al nome). Ecco il secondo bivio.

Molto probabilmente un giovane. Un giovane sindaco. Dai su non ci giriamo attorno. Siamo andati a Firenze eravamo lì come i clan scozzesi aspettando che il condottiero ci guidasse contro l’usurpatore inglese. Gli abbiamo chiesto di farsi avanti. E lui ha nicchiato. Ora cerca di ricucire.

Non ha fatto sicuramente il nostro percorso, sul referendum un po’ freddino diciamocelo pure, alcune volte troppo attendista per i nostri gusti. Così esasperatamente nuovo da non ricordare (o far finta di non ricordare) che cosa sia stato l’Ulivo e la fatica di ri-costruire il campo democratico pagando pressi molto alti. Non molto prodiano, sicuramente non ulivista. Liberale? Su questo spesso anche noi siamo stati tentennanti. Ha fatto solo il sindaco. Diciamocelo non ha lavorato un granché nella vita. Ha rotto con Civati, uno che insomma simpatico un po’ ci sta. E ora sembra voler rompere a sinistra. Preferirebbe le primarie del Pd a quelle di coalizione.

Quanti dubbi. Sarà il candidato migliore? Lo è se noi esistiamo. Ecco il punto. Lo è se noi abbiamo un nome, dei volti. Se noi non scompariamo. Siamo sempre stati gli ulivisti del capitano dell’Ulivo. Riusciremo ad essere i democratici della terra di mezzo aprendo le braccia il più possibile per tenere insieme tutti. Riusciremo ad essere truppe irregolari, ma organizzate per non permettere che qualcuno si dimentichi dove vogliamo andare e da dove arriviamo? Io non ammainerei la bandiera esposta sul balcone di Santi Apostoli una volta raggiunto il numero delle firme. Io la esporrei e prenderei il mare.

Davide Ricca

mercoledì 30 maggio 2012

Gli Stati Generali del Rinnovamento

Se convocassimo gli stati generali di chi crede nel progetto democratico e chiede un radicale cambiamento di passo a questo partito, a livello nazionale come a livello locale? 

Se avessimo il coraggio di farlo e di chiedere a chi scalpita di essere ancora una volta insieme a farlo e di farlo insieme a noi? 

Se prima di dividerci sull’essere troppo liberali o troppo socialisti ponessimo un serio problema di governo del partito e di credibilità della classe dirigente? 

Questa volta senza se e senza ma, senza subordinate, senza grazie per quello che avete fatto, ma solo con grazie perché ci date una mano: Adesso tocca a noi!

Se lo facessimo ancora a partire da Torino? Se Corsari, Prossima Italia, LibertàEguale, Progetto Democratico, Nuove Energie Torinesi, e chiunque voglia starci invitassero qui, in rigoroso ordine alfabetico: Civati, Funiciello, Gariglio, Marino, Orfini, Recchia, Renzi, Scalfarotto, Serrachiani, Zingaretti (e se ci siamo dimenticati qualcuno scusateci)?

Se, visto che le primarie non le convocano, convocassimo noi le Primarie delle Idee e insieme costruissimo il rinnovamento sbattendolo in faccia alla classe dirigente, ma convinti che questo è quello che vuole il nostro Popolo?

Se lo facessimo subito?

Se per prima cosa dicessimo che no, non ci va la reintroduzione del finanziamento pubblico ai partiti e che vogliamo una legge che lo riservi alle donazioni, libere, volontarie e fiscalmente deducibili, ricordando come già gli italiani si siano espressi in tal senso in un recente referendum (e in tal senso molti di noi sono già a raccogliere le firme per abolire una legge che, per l’ennesima volta, non rispetta il volere degli elettori) .

Se tutti rispondessero affermativamente significherebbe un reale passo in avanti verso il reale rinnovamento richiesto.

E intanto non siamo soli:

martedì 22 maggio 2012

Fichissimi: diario di bordo di un pulmino a Bologna

Democrazia? Democrazia! - Bologna - 19/05/2012
La mattina inizia proprio da Corsari, sveglia all’alba. Si va a prendere lo scudo a noleggio. Appuntamento alle 8,30. Bene siamo già in ritardo e figurati.

“L’organizzativo” che guida è già teso, come quando alle 18.00 si apriva il banchetto per le firme e non c’era nessuno. “Il filosofo” chiede una sosta per comprare i giornali e visto che gli è negata, chiede alla neo-liberale, recuperata lungo il percorso, se cortesemente può fornirglieli. La “neo-liberale” porta la mazzetta dei giornali e insieme la colazione.

Finalmente in viaggio, tra il caso Lusi e la class action, di cui Pino ci aggiorna, i ricordi dei tempi passati tra Asinello, Margherita, mozione Marino e referendum , con la “navigatrice” esperta di nuovi mezzi tecnologici siamo in autostrada.

C’è chi per venire ha fatto un sacrificio da matti e prova a riposare e chi, come Rocco, continua a sentire caldo. Dalla rete chi è stato trattenuto da impegni familiari e lavorativi ci chiede aggiornamenti.

C’è Jacopo dalla Val Susa e da Prossimaitalia che, anche se non fisicamente era anche lui con noi sullo scudo. In realtà anche da Bologna ci chiedono a che punto siamo.

Arriva la notizia di Brindisi e ci chiediamo come sia possibile, pensiamo a cosa fare, se ha senso continuare. Ci rispondiamo di sì. Smettere di pensare, di occuparsi di politica, di “sporcarsi le mani”, crediamo sia la risposta peggiore. La mafia è una montagna di merda, e se non è stata la mafia è stata altra merda.

Chissà cosa dirà Parisi? Chissà cosa dirà Prodi? Chissà cosa dirà Civati?

Parisi apre; Panebianco e Jozzo relazionano ma è inutile dire che sono tutti lì per Prodi. Rinasce la componente ulivista, vuol fare il Presidente della Repubblica? Cosa dirà? E noi che vogliamo il rinnovamento siamo ancora qui ad ascoltare il mortadella?

Alla faccia del mortadella. Picchia duro Prodi: “la volontà dei cittadini è stata ‘massacrata’ dai partiti”. Applausi . “Cosa si aspetta per fare la riforma? Serve una legge elettorale che ci faccia riacquistare sovranità. Abbiamo una sovranità limitata all’esterno”. Ri-applausi. Mi sa che Il Romano nazionale è ancora vivo, vegeto e lotta insieme a noi. Spazia a tutto campo: Europa; caduta dell’asse New York Londra; Hollande e il doppio turno e il baricentro che si sposta; Piccola bacchettata alla Merkel: “lei decideva e Sarkozy faceva le conferenze stampa”.

Se ne accorge anche Civati: primarie; scelta diretta dei cittadini; riduzione del numero dei parlamentari; ricambio generazionale e non solo; riduzione e fusione dei comuni; patrimoniale; contratto unico e sussidio universale. E per dare corpo ad una metafora che superi la nostra storia recuperandola propone di sostituire all’ulivo il fico. Il fico dell’Odissea, quello tra Scilla e Cariddi, che può anche essere ancora di salvezza poco istituzionale, selvatico, con grandi foglie, che, essendo in alto, ci permette di vedere lontano. Ma dal fico, dice, bisogna scendere per tornare a navigare.

Prodi e Civati. E Renzi? dove è finito? Ne parliamo a pranzo, un po’ spartano a dire il vero. Dentro procede l’assise e noi fuori chiacchieriamo con Prodi e con Civati; con il direttore di LibetrtàEguale, attento osservatore. E poi chiacchieriamo tra di noi che siamo rottamatori, renziani, ulivisti, e, ora, usando la metafora di Pippo, “fichissimi”.

Siamo sicuramente Corsari e discutiamo a lungo con i più giovani e con il “giovane deputato emergente” sul da farsi al ritorno. La promessa è di rivedersi presto e di tenersi in contatto per scambiarsi idee e per non sentirsi soli ad urlare sugli alberi, per unire in una sola foresta gli alberi di Villa borghese con quelli del Valentino. Siamo stanchi di farci separare dalle etichette, alla fine sulle cose concrete la pensiamo allo stesso modo, sarà un fatto generazionale?

Si riparte. Pulmino, discussioni su cosa è liberale e cosa è democratico. Animi accesi, forse troppo, entusiasmi giovanili che si scontrano con pragmatismi adulti ma che bella è la politica quando è vera, poi caffè di ristoro. Poi Torino.

Appuntamento a venerdì per organizzare cose concrete da fare. Riunione alla 21. Mi sa che sta volta ci siamo.

Corsari: Rimettiamoci in mare

sabato 17 marzo 2012

Il Sen. Mauro Maria Marino aderisce al Documento Corsaro: Indietro non si torna!

Il sen. Mauro Maria Marino ha aderito al documento dei Corsari di Torino “Indietro non si torna!” in risposta alla proposta di riforma della legge elettorale illustrata oggi alla GAM dall’ex presidente della Camera dei Deputati Luciano Violante.

Qui trovate il link al documento: Indietro non si torna!

Pubblichiamo anche la risposta alla proposta Violante della Presidente Rosy Bindi : 

LEGGE ELETTORALE, BINDI: NO BOZZA VIOLANTE, SI CONVOCHI ASSEMBLEA PD  
"Rosy Bindi e i Democratici Davvero, la componente del Pd che fa capo alla vicepresidente della Camera, in una riunione oggi a Roma hanno bocciato l'ipotesi di riforma elettorale cosiddetta bozza Violante e chiesto che venga convocata l'Assemblea nazionale del partito per discuterne."

http://www.democraticidavvero.it/no alla bozza Violante

mercoledì 14 marzo 2012

Prima regola corsara: Indietro non si torna

Seconda regola: Avanti tutta!

Noi Corsari siamo iscritti, militanti, simpatizzanti, eletti, amici del Partito Democratico di questa città e di questa Regione. Siamo convinti che questo Partito abbia le capacità di aprire se stesso al confronto con le aspirazioni delle donne, dei giovani e di tutti coloro che vogliono un luogo e uno strumento di partecipazione politica. Questo partito deve essere lo strumento per costruire una società più giusta in un Paese moderno. E può essere capace di parlare un linguaggio nuovo e di intercettare le aspirazioni delle prossime generazioni.

Le vittorie referendarie ci hanno portato ad eleggere direttamente i sindaci delle nostre città. Pochi mesi fa 1.200.000 cittadini (60.000 dei quali piemontesi) ci hanno chiesto di riformare l’attuale legge elettorale per poter finalmente scegliere da chi farsi rappresentare e da chi farsi governare.

Noi non siamo disponibili ad un compromesso al ribasso sulla scelta del governo, né siamo disponibili a tornare ai tempi in cui le segreterie di partito sceglievano in nome dell’appartenenza e spesso non del bene del Paese.

Siamo certi che i cittadini vogliano lasciare ai partiti la scelta del premier?

Il partito democratico è nato per sostenere un progetto di Paese che si deve tradurre in governo del Paese. Il nostro Partito non può snaturare la sua missione ritornando a leggi elettorali e architetture istituzionali che farebbero in parte venire meno lo stare insieme di identità e storie diverse.

Siamo grati a chi da molto, forse troppo tempo rappresenta il volto e la voce del nostro Partito e dei Partiti che lo hanno fondato. Siamo loro grati per quello che hanno fatto, non lo saremo se distruggeranno anni di battaglie per avere alternanza di governo e rappresentatività diretta. Sapendo che se lo faranno saranno gli stessi elettori a punirli e che noi non staremo fermi ad aspettare che questo avvenga.

I Corsari di Torino

sabato 10 marzo 2012

Articolo 18 - giusto per tentare di fare un po' di chiarezza

di Guido Alessando Gozzi

Ancora ieri, durante una riunione in ambito politico, ho rilevato che, anche tra gli iscritti e militanti del PD, continua a permanere una grande confusione in relazione all'art 18 e a molto di quanto ruota intorno all'argomento.
Vorrei quindi provare a dare un mio piccolo contributo teso a tentare di spiegare in maniera chiara e semplice la disciplina dell'interruzione del rapporto di lavoro, per iniziativa del datore di lavoro, denominata licenziamento.
Nello specifico per restare nel tema di cui sopra, di seguito, parlerò del licenziamento individuale e del licenziamento illegittimo rimandando ad altra volta un eventuale excursus relativo al licenziamento disciplinare e ai licenziamenti collettivi.

Le fonti normative che disciplinano il licenziamento individuale sono il codice civile, la legge 604 del 1966, la legge 300 del 1970 ( statuto dei lavoratori) e la legge 108 del 1990.

A seconda della dimensionalità di una azienda (semplificando, fino a 15 dipendenti e > di 15 dipendenti) un lavoratore licenziato può agire ai sensi della 604 del 1966, in un abito di tutela o stabilità obbligatoria, oppure, nel caso di azienda > di 15 dipendenti, anche ai sensi dell' articolo 18 della 300 del 1970, in ambito di tutela o stabilità reale.

Il licenziamento può avvenire per giusta causa o per giustificato motivo soggettivo o oggettivo.

Cosa significa:


Giusta causa: qualcosa di talmente grave (anche di natura extracontrattuale) da non permettere fin da subito la prosecuzione del rapporto di lavoro (ad es io datore di lavoro, scopro che sul maestro di tennis assunto nel mio circolo per fare lezione a bambini in fascia di età 6-12 anni pesa una sentenza passata in giudicato per reati di tipo pedopornografico).
Giustificato motivo soggettivo: notevole inampimento del lavoratore tale da giustificare il recesso del datore di lavoro (ad es ti ho assunto per fare il commerciale nella mia azienda e in 8 mesi non hai chiuso nessun contratto).
Giustificato motivo oggettivo: quando un licenziamento ha luogo per ragioni inerenti all’attività produttiva, all’organizzazione del lavoro ed al regolare funzionamento di essa (non ci sono ordini da 6 mesi e devo licenziarti, non serve più un group product manager e i pm risponderanno direttamente al direttore mktg etc etc etc).

Cosa succede se a seguito di un licenziamento (per i motivi di cui sopra) il lavoratore lo impugna entro 60 giorni?

Come scritto sopra, le conseguenze di un licenziamento ritenuto inefficace dal giudice dipendono dal numero di dipendenti impiegati nell’impresa:
in aziende fino a 15 dipendenti (tutela obbligatoria), il datore di lavoro può scegliere se riassumere il lavoratore oppure corrispondere allo stesso un’indennità tra le 2,5 e le 6 mensilità.
Quindi il ritorno o meno in azienda lo decide il datore di lavoro e se non ne vuole più sapere del suo ex dipendente, potrà liquidarlo con una cifra pari a 2,5 – 6 mesi di stipendio.
Se invece decide che il licenziato rientri in azienda si stipulerà un nuovo contratto di assunzione e per tutto il tempo intercorso tra il licenziamento e la riassunzione nulla sarà dovuto al lavoratore in merito a contributi, maturazione tfr etc.
Nelle aziende sopra i 15 dipendenti (tutela reale) invece entra in gioco il nostro articolo 18 che permette che il giudice possa emettere un ordine di reintegrazione del lavoratore licenziato nel proprio posto di lavoro, inoltre il suddetto riceverà un importo a titolo di risarcimento pari agli stipendi non percepiti dalla data di cessazione del rapporto a quella della reintegrazione (con un minimo garantito di 5 mensilità).
Inoltre il lavoratore potrà scegliere (Lui), se essere reintegrato (non riassunto! Vd sopra) oppure ricevere una ulteriore indennità pari a 15 mensilità di retribuzione, fermo restando comunque il risarcimento del danno e il risarcimento delle retribuzioni maturate fino alla data del pagamento delle 15 mensilità.

Cosa significa tutto questo?

Significa che in Italia ci sono una minoranza ipertutelata che, in caso di licenziamento impugnato, potenzialmente costerà ad un datore di lavoro 20 mensilità più tutte le mensilità pari alla durata della causa (tra 300 e 600 giorni) e una maggioranza meno tutelata che ,in caso di licenziamento impugnato, potenzialmente costerà ad un datore di lavoro tra 2,5 e 6 mensilità.

Infine bisogna affrontare il tema dei licenziamenti illegittimi:
un licenziamento illegittimo si ha quando ti licenziano perché: sei negro, sei musulmano, cristiano, comunista, liberale, iscritto ad un sindacato, gay, tifoso della Juventus o quant’altro vi venga in mente.
In questo caso sia che il lavoratore sia assunto in una azienda con meno di 15 dipendenti o in una con più di 15 dipendenti, si applica la tutela reale disciplinata dall’articolo 18 con quindi garantito il reintegro e tutte le tutele economiche descritte sopra.

Penso sia chiaro che non è quest'ultima la parte di articolo 18 che si discute se modificare o meno nell’ambito della riforma del mercato del lavoro attualmente in fieri.


Link alla nota di Guido

lunedì 5 marzo 2012

Attrezzare l'idea del Pd (1): ricostruire la fiducia interna

di Luigi Brossa

Il sistema politico italiano non funziona e il governo Monti, voluto assai prima dai mercati che dagli italiani, nè è al tempo stesso la dimostrazione e la possibile soluzione.

La crisi è ben rappresentato da due indicatori: il peso del debito pubblico e lo spread. Uno di stock, uno di indirizzo.

Il sistema politico ha invaso da tempo, troppo tempo, uno spazio che non può, non deve invadere, quello della formazione del consenso. Lo ha fatto sostituendosi molto spesso, attraverso un uso distorto e non limpido della spesa pubblica, nella libera formazione di quel consenso, non accompagnandone ed aiutandone lo sviluppo, ma acquistandolo, obbligandolo. Su questa drammatica contraddizione è già crollato un sistema politico, quello della prima repubblica, corriamo il rischio di assistere ad un nuovo crollo.

A motivare questa riflessione non sono solo ragioni morali o legali, ma la stessa razionalità economica che osserva come quel consenso viene acquistato a sempre maggior prezzo (il debito), proteggendo in modo esasperato i principali clienti del sistema, sino a diventare insostenibile per il futuro (spread).

Il Pd nasce con l'ambizione di superare e risolvere le contraddizioni del processo di legittimazione che ho descritto, sottraendola alle cerchie sempre più ristrette, e riportandolo attraverso le primarie nel vivo del confronto vasto egualitario e democratico .

Parallelamente il Pd intende assumere quel ruolo preminente nel centrosinistra (la cosiddetta vocazione maggioritaria) senza il quale non è possibile pensare alla democrazia bipolare. Non è possibile infatti appoggiare la democrazia bipolare su strutture che non abbiano dimensioni e solidità tali da reggere un vivace dibattito interno che porti a formulare, senza scissioni, senza disobbedienze gridate, senza veti, senza innumerevoli principi non trattabili, una linea politica. Non si sottovaluti, ancora una volta, questa condizione necessaria all'affermarsi del bipolarismo, pensando che tutto si risolva solo con il dibattito delle idee.

Quell'idea però ha subito, con la fine dell'esperienza Veltroni e con la segreteria Bersani una seria battuta di arresto. Una sorta di panico ha investito la grande struttura organizzata (non solo il partito, ma tutte le realtà associative, cooperative, amministrative, ecc. connesse) riportandola verso il passato. Paura di perdere le sicurezze e le posizioni di prestigio.

L'idea del PD però è nata, si tratta ora di attrezzarla, come una via in parete, una ferrata.



Frequento il partito (movimento, pci, pds, ds, pd) da tanti anni e della sua sopravvivenza ormai non mi curo più. Non perchè penso che possa sparire, ma perchè penso che sia necessariamente destinato a cambiare.

Passeranno elezioni e non resterà ciò che è stato, ne ciò che è.L'idea del bipolarismo ha fatto breccia, nell'esperienza corrente, nella vita quotidiana, nelle amministrazioni locali, come nelle coscienze dei cittadini.

L'idea del bipolarismo cancella il partito comunità, il partito casa, il partito che protegge, che occupa, che consola, che sottrae libertà per riconsegnare sicurezza.

Ma proprio questa progressiva scomparsa ci pone un nuovo problema: come regolare i rapporti politici per garantirne la qualità e sopratutto per garantire quella fiducia reciproca, tra i diversi contraenti del patto dentro il partito. Quella fiducia che sola può permetterci di reggere i problemi che in sede di attuazione delle politiche possono sorgere. Senza la solidità di cui parlo, ogni singola protesta diventa l'occasione per prendere le distanze, rallentare i processi di cambiamento, rimandarli e restare fermi. Mentre gli altri si muovono. E' quel che ci sta succedendo da decenni: il paese non cambia, non si adatta ai nuovi comportamenti, anzi, li ostacola. Esempi? Le coppie di fatto, il lavoro flessibile, il fine vita, la sicurezza per chi perde il lavoro, il sostegno all'attività imprenditoriale, il costo e l'ingresso nel mondo delle professioni ...

La nota di Gigi su Facebook