venerdì 18 novembre 2011

L’inizio di un percorso

I Corsari sono forze irregolari a servizio della Repubblica. Questo li differenzia dai Pirati con cui condividono a volte modi rozzi e assalti improvvisi. Mentre i secondi cercano il bottino individuale, i primi amano il loro Paese, rispettano le forze regolari del loro campo - i partiti del centrosinistra - ma dentro e fuori di loro agiscono per il bene collettivo.
Innanzitutto le regole. La bandiera è stata esposta per rimarcare la storica vittoria nella raccolta di firme per il referendum abrogativo del porcellum. Mai nessuna proposta di referendum in soli due mesi aveva raccolto 1.200.000 firme. Proprio le truppe irregolari vogliono che l’Italia sia una Repubblica moderna. La loro storia non inizia il giorno del raggiungimento delle firme, ma attraversa almeno 20 anni di fatica per fare dell’Italia un Paese bipolare che riporti i cittadini al centro delle scelte. I corsari vogliono sì cambiare la porcata elettorale, ma vogliono molto di più. Vogliono rilanciare la stagione delle riforme istituzionali. Sono per il bipolarismo, per il maggioritario, per primarie pubbliche e aperte. Sono contrari al finanziamento pubblico dei partiti.

Nel centrosinistratuttoattaccato. I Corsari hanno fatto una scelta chiara e netta. Lavorano per una coalizione a tempo indeterminato e se un giorno tutta la coalizione potrà definirsi Partito Democratico gran parte del loro motivo d’essere potrebbe svanire. I corsari sono stati Democratici prima del PD. Agiscono dentro e fuori tale partito. Sono un soggetto politico e se la pluralità è a loro congenita, l’unità d’azione è la loro forza.

Nel merito sono per il merito. In ogni campo: nel lavoro, nella politica, nell’impegno civile. Hanno poco timor reverenziale, il loro linguaggio è moderno e diretto. Non amano le liturgie. Non cercano un leader ma apprezzano coloro che hanno il coraggio di dire “io” e di confrontarsi a viso aperto per il governo del Paese. Privatizzazioni, abolizione degli ordini professionali e del valore legale del titolo di studio, valorizzazione delle eccellenze da qualunque campo provengano. Non dividono per classi, ma dividono tra chi vuole cambiare e salvare il Paese e chi lo vuole conservare in uno stato di soporoso ricordo dei bei tempi andati.

I corsari amano l’Europa. Amano ciò che è stata e amano ciò che sarà. Un’Europa che abbia poteri veri e capacità di decisione. Amano il contributo che in passato ha dato a questo progetto Romano Prodi e pensano che si debba andare oltre l’attuale assetto dell’Unione arrivando verso una Federazione di Stati che abbia una politica estera che le consenta di affrontare i problemi tutelando i suoi interessi, un esercito che possa contribuire ad attuare tale politica, un sistema sanitario e previdenziale integrati, una polizia federale che si occupi della criminalità organizzata internazionale, un sistema di infrastrutture condiviso ed efficiente. Tutti obiettivi che solo l'unione politica può garantire in tempi ragionevoli.

I corsari di Torino sono di Torino. Amano avventurarsi con il loro vascello nelle strade e nelle piazze del loro territorio. Amano i borghi e la bellezza che nasce dal confronto e dal dialogo con chi cammina per quelle strade. Pensano che fare politica come truppe irregolari significhi andare al confronto anche aspro e duro. Hanno iniziato a raccogliere le firme per il referendum e hanno realizzato il “miracolo delle 50.000 firme a Torino”, ora lo fanno per le primarie pubbliche e per l’abolizione del finanziamento ai partiti, ma continueranno nelle piazze meno famose a parlare e ad ascoltare. Creando degli angoli di discussione permanenti laddove spesso la politica non si ricorda di andare.

I Corsari di Torino

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