sabato 3 marzo 2012

Attrezzare l'idea del Pd (2): perchè nel partito

Molto spesso, gli amici con cui sono più in confidenza, quelli con cui ho condiviso in gioventù le prime ansie e le prime passioni politiche, mi domandano come io possa accettare di stare nel Pd e sopratutto come possa stabilmente sostenerne le ragioni, accettarne i compromessi, subirne le scelte anche quando queste sono l'opposto di quel che dico sarebbe giusto fare.

Tralasciando le spiegazioni a base psicanalitica, sono un paio le ragioni che mi portano a difendere, talvolta contro l'evidenza di una necessaria presa di distanza, le ragioni del partito grande.

La prima di queste è la necessità di poter far conto su un soggetto all'altezza della bisogna per la democrazia dell'alternanza. La democrazia bipolare ha bisogno infatti di almeno due aggregati collettivi, tra loro alternativi, che interpretino il ruolo di attrattori per le forze variamente coalizzate nel loro ambito di riferimento. Le ragioni di questa necessità risiedono nella continuità organizzativa, nella solidità del dibattito e della democrazia interna, nella possibilità di sperimentare costantemente la competizione delle idee senza perdere la necessaria freddezza, l'equilibrio, la stima ed il rispetto reciproco tra aderenti. Ragioni molto aziendali e poco politiche, mi rendo conto, ma anche l'organizzazione del pensiero orientato, finalizzato al governo di una nazione, ha le sue regole. E non bastano i diversi think-tank, serve un luogo riassuntivo ed anche istituzionale dove far confluire le loro elaborazioni perchè giungano a sintesi e/o selezione.

Secondariamente vi è poi una specifica professionalità che si sviluppa nella pratica politica continuativa, non dissimile peraltro da quella che si matura in tutte le grandi organizzazioni dai rilevanti rapporti col mercato. E' la capacità di dare corso alle decisioni, certo non prescindendo dai contenuti delle stesse, ma essendo prioritariamente capaci di usare al meglio delle tecniche che danno i migliori risultati in fase attuativa. Questa metodologia è un insieme di tecniche dalla gestione delle assemblee, ai rapporti con gli stakeholder, dalla abilità dialettica alla capacità di sintesi, che permettono di non vanificare, con errori metodologici, la bontà di una proposta, l'efficacia di una politica.

Entrambe queste ragioni sono ovviamente poco convincenti per coloro che al partito attribuiscono virtù salvifiche, e paradossalmente lo stesso vale anche per coloro che osteggiano, un po' aprioristicamente, il ruolo del partito, pensandolo come i primi, soggetto collettivo e non invece com'è, aggregato, azienda, associazione per l'attuazione delle politiche.





Altro

  1. Ricostruire la fiducia interna
  2. Perchè nel partito
  3. Ridefinire la leadership: L'enfasi sulla figura del leader, che per un po' ha preso il posto dell'idea di soggetto collettivo, lascia ora il posto alla delusione per quella promessa impossibile da mantenere e nello stesso tempo impossibile da aggirare. Leadership e pensiero collettivo.
  4. Finanziamento
  5. recupero dei delusi
  6. il metodo della legittimazione comprata nella prima repubblica e nella seconda
  7. vincere il prossimo congresso
  8. metti i migliori alla retroguardia
  9. un solo alleato a sinistra, IdV ha mentito.

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